Convivere con i dolori non è mai semplice, specie se sei un adolescente e a quell’età vorresti spaccare il mondo. E’ il caso di Alessandro, oggi uomo trentenne, che ha iniziato il suo calvario quando era poco più di un ragazzo.
“Mi sono accorto della malattia all’età di 13 anni ovvero quando ho iniziato ad accusarne i primi sintomi, ma non è stato semplice capirne subito qualcosa”, racconta Alessandro. “Sono stato più di un mese in ospedale cercando di capire da dove derivassero i miei svariati dolori e la mia febbre acuta. Solo dopo circa 2 mesi e mezzo dall’inizio dei sintomi e dopo svariati tentativi di capirne appieno le origini i medici sono riusciti a comprendere che si trattava di artrite giovanile”.
Il momento nel quale si viene a conoscenza del “mostro” col quale si deve combattere ha sempre un duplice risvolto: da una parte triste perché ci si scopre definitivamente malati, ma dall’altra anche lieti perché alla fine si sa con chi si deve combattere. “Scoprire questa malattia ed esserne affetto mi ha cambiato completamente la vita – aggjunge Alessandro -, e soprattutto la mentalità, perché ovunque io mi trovassi provavo dolore sempre e a qualsiasi ora del giorno. Mi guardavo intorno e mi domandavo: perché io, perché a me? Ovviamente non c’era risposta”.
Anche se era solo un ragazzo all’epoca i genitori non gli hanno mai nascosto nulla. “Tutto ciò che si veniva a sapere in merito alle motivazioni del mio star male mi è sempre stato detto immediatamente senza nascondere niente”. Certo, non sono mancati momenti difficili. “Vedere i miei amici e i miei compagni che potevano fare tutto come d’altronde potevo io prima di questa diagnosi mi faceva stare male. Io non potevo o meglio non riuscivo a fare quello che facevano loro, ma non mi sono mai posto limiti, ho sempre preferito stare male dopo piuttosto che evitarmi una partita a calcio con gli amici anche perché ho sempre pensato che se non le faccio ora queste cose, quando sarò più grande non ne avrò la possibilità”.
Capace e testardo, Alessandro. Ma giusto così, per andare oltre i dolori. E una terapia comunque pesante. “Per la mia malattia prendo un farmaco, un’iniezione che devo fare 5 volte a settimana. Serve a impedire che io non abbia la febbre tutti i giorni ma purtroppo non agisce molto sui dolori e quindi sono costretto a conviverci quotidianamente”. E’ questo in fondo il problema più grande da affrontare perché l’AIG “non è una malattia che si presenta e poi sparisce e io ne sento tutti i giorni la presenza senza poter fare nulla, però d’altra parte penso sempre che sono fortunato perché c’è chi sta peggio di me e quindi non posso lamentarmi”!
Un atteggiamento da vincente, questo l’insegnamento di Alessandro.